La Fuci

La più grande delle libertà, quella che è al vertice della piramide e anima e rende buone tutte le altre, è la libertà interiore che pone l’uomo, in purezza, di fronte a Dio, a se stesso, ai fratelli. Quella che esclude egoismi e ferocie e terrori e miserie, quella che conserva sempre una risorsa per superare i dislivelli paurosi della vita. Questa è la libertà dei figli di Dio

Col trasferimento della famiglia a Bari (1934), si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza e iniziò a frequentare il circolo della Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci). L’insegnamento dei domenicani, ai quali l’arcivescovo Marcello Mimmi aveva affidato l’assistenza religiosa, era caratterizzato da un approccio al tomismo più teologico che filosofico e animato da un razionalismo non contrapposto alle correnti del pensiero contemporaneo, premesse che si ritrovano nella riflessione religiosa e filosofica di Moro.

Anche in concomitanza con gli studi universitari, Moro partecipò ai Littoriali della cultura di Napoli del 1937, come iscritto al Gruppo universitario fascista (Guf) di Bari. Concorse anche l’anno seguente ai Littoriali di Palermo.

Nella lenta maturazione del clima ideale e politico del mondo associativo cattolico – che, pur dentro l’orizzonte politico del fascismo, manteneva tratti non assimilabili al regime – la progressione di Moro fu assai rapida: nel 1937 divenne presidente del circolo barese, presidente nazionale della Fuci dal 1939 al 1941.